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Urss, lo spartito della dissidenza
Storie/Compositori a rischio, costretti a rivedere stili e opere per sopravvivere. Da Stalin al 1991 La «svolta» di Mosolov che approda ai canti popolari e quella neoclassica di Prokofiev. Occhio all'incredibile destino bellico di Theremin e ai quattro artisti che hanno percorso vie sonore distanti dalle rotte sovietiche del secondo Novecento. L'ora di Saprykin
Léon Theremin
Storie/Compositori a rischio, costretti a rivedere stili e opere per sopravvivere. Da Stalin al 1991 La «svolta» di Mosolov che approda ai canti popolari e quella neoclassica di Prokofiev. Occhio all'incredibile destino bellico di Theremin e ai quattro artisti che hanno percorso vie sonore distanti dalle rotte sovietiche del secondo Novecento. L'ora di Saprykin
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 14 maggio 2022
C’è una drammatica sequenza nel film inglese Testimony (1988) di Tony Palmer, con Ben Kingsley, dove, nel gennaio 1948, all’assemblea dei Compositori Sovietici, Andrej Zdanov, allora Presidente del Praesidium del Soviet dell’Unione, sale sul palco, prende la parola, straccia e calpesta la partitura manoscritta della IX Sinfonia del compositore Dmitrij Shostakovich, umiliandolo, di fronte a una platea di musicisti attoniti, con pesanti accuse di tradimento del comunismo: sarebbe un lavoro «formalista» dunque reazionario, irrispettoso del proletariato sovietico, con una struttura biecamente avversa agli obiettivi del «realismo socialista» impartiti addirittura da Stalin in persona. Fortunamente, Shostakovich ha in casa un secondo...