Internazionale
Usa-Cuba, aver ragione da cinquant’anni
Il personaggio Il 20 luglio riaperte le ambasciate di Cuba e Stati uniti, sventola la bandiera cubana a Washington. La gioia dell’ambasciatore che gettò la spugna per ultimo. E che dal ’61 ripete: l’embargo è una sciocchezza
L'ambasciata cubana a Washington – Lapresse - Reuters
Il personaggio Il 20 luglio riaperte le ambasciate di Cuba e Stati uniti, sventola la bandiera cubana a Washington. La gioia dell’ambasciatore che gettò la spugna per ultimo. E che dal ’61 ripete: l’embargo è una sciocchezza
Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 23 luglio 2015
Nel 1961, Wayne S. Smith aveva 29 anni, era terzo segretario dell’ambasciata americana a Cuba e sotto le finestre del suo ufficio all’Avana sfilavano i barbudos scesi dalla Sierra Maestra. Poi tutto finì: ambasciata chiusa, personale infilato in un ferry e rimpatriato, l’inizio di una guerra nella guerra che sarebbe durata più di mezzo secolo. Fatta di feroci sanzioni economiche, atti di terrorismo, violenti conflitti politici e ancor più violente operazioni coperte, per recuperare quello che la dottrina Monroe definiva “il cortile di casa”. E per oltre mezzo secolo, Wayne Smith si è occupato dell’Avana: da diplomatico, da accademico, da...