Internazionale
Voci dal limbo: «Perché siamo qui»
Libia Dietro le sbarre del centro di detenzione Abu Salim, dove migliaia di migranti, donne e bambini inclusi, aspettano per mesi, in condizioni estreme, una risposta alle loro domande. Storie di persone in fuga da guerre e fame, che dopo aver attraversato il deserto subiscono lunghe detenzioni illegali, private di ogni diritto
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Libia Dietro le sbarre del centro di detenzione Abu Salim, dove migliaia di migranti, donne e bambini inclusi, aspettano per mesi, in condizioni estreme, una risposta alle loro domande. Storie di persone in fuga da guerre e fame, che dopo aver attraversato il deserto subiscono lunghe detenzioni illegali, private di ogni diritto
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 21 giugno 2017Edizione 21.06.2017
Federica IezziTRIPOLI
Si sentono ripetere le stesse domande come una martellante litania, in attesa di una risposta che nella migliore delle ipotesi arriva dopo mesi. Le detenzioni arbitrarie in Libia sembrano legalizzate. Silenzio, oscurità e solitudine accompagnano il già duro viaggio di migliaia di famiglie che provano a fuggire da guerra, persecuzione, violenza, fame. Tra gabbie, sbarre e temperature che sfiorano i 38 gradi, le voci dei migranti scandiscono nei vari dialetti «Perché sono qui? E quando posso uscire?». SIAMO BLOCCATI nel vortice dell’Abu Salim Detention Centre, nell’omonimo distretto di Tripoli, dove le stime dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), parlano di...