Alias Domenica
Wojnarowicz, la bellezza meticciata con la militanza
La mostra "Wojnarowitz" al Whitney Museum di New York In dialogo con Keith Haring e Basquiat per l’adozione di un alfabeto privato fatto di icone e di simboli (Rimbaud), David Wojnarowiz ha inteso l’impegno come luogo di sperimentazione radicale
Peter Hujar, "David Wojnarowicz (Village Voice «Heartsick: Fear and Loving in the Gay Community»)", 1983, Collection of Philip E. and Shelley Fox Aarons
La mostra "Wojnarowitz" al Whitney Museum di New York In dialogo con Keith Haring e Basquiat per l’adozione di un alfabeto privato fatto di icone e di simboli (Rimbaud), David Wojnarowiz ha inteso l’impegno come luogo di sperimentazione radicale
Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 12 agosto 2018
Tommaso MozzatiNEW YORK
«C’è stato un momento (…) in cui mi sono ritrovato al Whitney e il vedermi attribuito un qualche pubblico riconoscimento si è rivelata una vera emozione. Questa circostanza ha spalancato porte a destra e a manca: la gente voleva acquistare qualunque cosa avesse sopra la mia firma. Era insieme fastidioso, importuno e disorientante». I ricordi di David Wojnarowicz (scomparso nel 1992) vanno riferiti a un biennio preciso, quello cominciato coll’ ’84, quando la sua carriera di artista figurativo si era avviata da appena un lustro: intervallo fortunato durante il quale il nome del giovane del New Jersey venne dapprima incluso...