Cultura

Al largo di Mahdia luccicano capolavori

Al largo di Mahdia luccicano capolavoriStatuetta di bronzo dal relitto di Mahdia nella nuova sala del Museo del Bardo di Tunisi

FONDALI ABITATI / 12 Non si trattava di una città sommersa, ma di un relitto e del suo carico. Aristocratici romani, adepti del gusto ellenistico, avevano commissionato mirabili opere d’arte greca. Le ricerche si rivelarono perigliose fin dal principio, a causa della profondità e delle correnti: il giacimento era in mare aperto a circa cinque km dal promontorio del Capo d’Africa. Il favoloso rinvenimento promosse la nascita dell’archeologia subacquea

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 27 agosto 2021
Agli albori del XX secolo, dei pescatori di spugne greci, ingaggiati da un armatore tunisino, s’immersero al largo di Mahdia – a sud del Golfo di Hammamet – per cercare l’«oro soffice» del Mediterraneo. Esploratori dei fondali dentro scafandri che li rendevano simili a mostruose divinità degli abissi, i loro nostoi sono degni di un’Odissea che nessun aedo ha mai cantato. Quel giorno di primavera del 1907, i palombari «piedi-pesanti» videro qualcosa che non somigliava affatto alle creature marine dai mille pori e dai colori sgargianti, utili per la detersione del corpo: a 40 metri di profondità, sparsi sulla sabbia,...

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi