Articolo molto interessante, al quale vorrei aggiungere una parentesi sulla questione giovanile. Perché ad oggi c’è veramente un abisso tra la realtà che viviamo giorno per giorno e quella descritta dalle istituzioni, ma anche dai sindacati, che al netto di qualche dichiarazione d’intenti non fanno altro che lasciare campo libero ad uno sfruttamento sistematico e malretribuito.
Non è che il tessuto economico-imprenditoriale italiano sia tutto marcio, è solo che gioca al ribasso, e lo fa quasi esclusivamente sulla pelle dei lavoratori. Quale ragazzo sarebbe invogliato ad una prospettiva di “carriera” in una GDO che fa solo contratti part-time anche ai direttori del punto vendita? Come ci campi, in una grande città?
Nel settore IT la situazione non è diversa, se non addirittura peggiore. Nel mondo impiegatizio ora va di moda assumere collaboratori con partita iva: un controsenso tutto Italiano. E con partita iva lavorano anche infermieri, oss… l’assunzione è un lusso. E ti viene detto in faccia, che “costi troppo” in termini di contributi.
Alla fine lavori sempre e solo grazie a sgravi ed incentivi: questo fà di te un esodato prima del tempo. Tutte queste cose influiscono eccome nella percezione di “futuro” e di “carriera”, e non ci si può stupire se sempre più persone (sopratutto giovani) siano disposte a lasciare anche il tanto ambito posto fisso, che a differenza di quanto ripetuto dalla premier prevede sempre più spesso la formula a tempo determinato.
Non c’è da stupirsi se si preferisce campare alla giornata, con lavori saltuari o stagionali, e chi vivrà vedrà.