Articolo importante quello di Paolo Favilli e di scottante attualità in vista del 25 Aprile. Sottolineo con forza il concetto che l’antifascismo non può consistere soltanto nelle celebrazioni vuote e retoriche della Resistenza e della guerra di liberazione, bensì si deve concretizzare nell’attuazione di quelle norme della Costituzione che prevedono l’introduzione di elementi di socialismo nell’ordine economico e sociale.
Riporto alcuni passaggi dell’articolo, i corsivi sono miei:
L’antifascismo della Costituzione non consiste tanto nelle norme transitorie che riguardano il divieto di ricostituzione di un partito fascista sotto ogni forma, quanto nei numerosi articoli che affrontano il nodo di un nuova democrazia economica, di un nuovo ordine sociale.
Il testo promulgato il 27 dicembre 1947 ha quasi sempre dovuto convivere con un ordine sociale che le era contraddittorio, un ordine sociale che veniva da lontano, che il fascismo storico non aveva rotto bensì consolidato.
Da subito si aprì un divario tra le istituzioni formali e quelle informali dello Stato, e fu l’insieme informale che «annacquò, distorse, o sovvertì» (A. Capussela, Declino. Una storia italiana, Luiss, 2019) quello formale indicato nella Costituzione. E in quelle vicende di «distorsione» e «sovvertimenti» molti di coloro che parlavano con la fiamma, come dimostrano studi seri e sentenze della magistratura, non ebbero certo parte secondaria.
Ora Meloni, e la confraternita dei parlatori con lo spirito della fiamma, sono convinti di essere arrivati alla fase finale della partita: la riduzione dell’antifascismo ad elemento episodico in una continuità della storia italiana dove le «forme fascismo», invece, sarebbero componente ineliminabile. Nei modi odierni di una declinazione superficiale dell’antifascismo, ci sono tutti i motivi perché le loro speranze possano non andare deluse.