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E se nelle carceri oggi cantassero Bella Ciao?
Repressione e democrazia Memorie resistenti delle galere fasciste. Detenuti e violati: chi ha combattuto il nazifascismo conobbe la tortura. E la ripudiò
Il Museo del Carcere "Le Nuove" di Torino
Repressione e democrazia Memorie resistenti delle galere fasciste. Detenuti e violati: chi ha combattuto il nazifascismo conobbe la tortura. E la ripudiò
Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 25 aprile 2020
Imprigionati, stremati, torturati nelle carceri del regime fascista. Le memorie partigiane costituiscono un affresco tragico della vita in galera. «Bisogna vederle, bisogna esserci stati, per rendersene conto», scriveva Piero Calamandrei nel 1949. «A pensarci bene, credo che, per quanto si voglia trasformare e perfezionare il carcere, non lo si può modificare in modo sostanziale», gli replicava Altiero Spinelli, che scontò ben 10 anni nelle carceri di Lucca, Viterbo e Civitavecchia. La pena è afflizione. La galera non ha nessun legame con la rieducazione. Sono fermamente convinto dell’inutilità del carcere, come è organizzato attualmente. Non corregge il colpevole, ma lo avvilisce...