Visioni
Fatih Akin e l’inutile provocazione del male
Berlinale 69 «Der Goldene Handschuh» in concorso. Le ossessioni di un serial killer in un grand guignol orchestrato senza ironia
Una scena da «Der Goldene Handschuh» di Fatih Akin
Berlinale 69 «Der Goldene Handschuh» in concorso. Le ossessioni di un serial killer in un grand guignol orchestrato senza ironia
Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 10 febbraio 2019
Cristina PiccinoBERLINO
È mai stato un regista interessante Fatih Akin? Retrospettivamente viene da dire di no anche quando venivano celebrati i suoi esordi come Kurz und schmerzlos (1998) sintonizzato sulla nuova onda dei Kanak Sprak (dal titolo del romanzo di Feridun Zaimoglu), i figli degli immigrati turchi, esplosa negli anni Novanta. La «cucina» di comunità turca, Amburgo, rivisitazioni del genere, commedia specialmente, film dopo film però non è bastata più, e in fondo l’elegìa per il giustiziere – in quel caso la giustiziera tedesca e bionda Diane Kruger – del suo ultimo Oltre la notte, era già disseminata nello schema dei precedenti,...