Francamente non credo che il dilemma cui si trova di fronte l’Unione Europea sia quello tra “Europa delle nazioni” ed “Europa sovranazionale”, perlomeno, non più (lasciamo questa contrapposizione di comodo alla “progressista”/guerrafondaia Repubblica): il fatto vero, il paradosso che soverchia questa vetusta distinzione è che la UE, già boccheggiante (politicamente inesistente?), si rimotiva, si rilegittima in virtù di una scelta capitale, e cioè la guerra prolungata contro la Russia. Scelta che non comporta solo il riarmo al 2% imposto dalla NATO, ma anche l’accettazione suicida del declino, della non-competitività della propria economia (i maggiori costi dell’energia: Germani docet), tutto questo evidentemente per tentare di assumere (velleitariamente) la leadership dell’Occidente nella lotta contro “il resto del mondo”: accollandosi anche il rischio estremo di far diventare il territorio europeo bersaglio di bombe nucleari chiamate tattiche.
Devo dire che su questo giornale non ho letto la notizia che Varsavia si sarebbe offerta (con giubilo evidentemente del presidente ucraino) di abbattere i caccia russi sul cielo, si badi bene, ucraino : una implicita dichiarazione di guerra (vediamo che cosa deciderà al riguardo il vertice di Washington). Tutto questo avviene all’ombra e con l’avallo della Presidente in pectore della Commissione Europea von der Leyen che i “progressisti” europei, socialisti, dem e verdi, sono ben lieti di appoggiare. Ovviamente allo scopo di bloccare, di sconfiggere la destra cosiddetta sovranista!