Cultura

Il naufrago testimone

Il naufrago testimone

Per terra e per mare L’isola è un laboratorio della letteratura fantastica. Solo tre nomi, Castel, Morel e Moreau per capire le manipolazioni e gli innesti mostruosi di un’umanità reclusa. Il delirio dell’era positivista va in scena nella totalità chiusa di un micromondo

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 3 agosto 2016
L’isola è tra i luoghi sacri della letteratura fantastica. Lo è nel senso più stretto e pertinente: un piccolo universo conchiuso nel quale misurarsi con le prerogative della divinità, uno spazio protetto per potersi esercitare nel gioco della creazione. Un laboratorio del tutto speciale, attrezzato per produrre o manipolare le aspirazioni più profonde dell’essere umano: eternità, felicità, libertà. Senza essere ostacolati dalle regole e dalle interferenze della vita sociale e delle sue istituzioni. Quelle che, invece, nella prosaica isola di Robinson, il laborioso eden dell’homo oeconomicus, andavano mettendo in scena la legittimazione (anch’essa fantastica nella sua interessata irrealtà) della propria...

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