Cultura
Il ritorno di Balot non fa più paura
BIENNALE ARTE Per l’Olanda, il collettivo di lavoratori e artisti congolesi delle piantagioni. Il padiglione nederlandese intreccia la sua voce con quella africana e parla di riappropriazioni. «Ovunque sarà esposta, avvierà un dibattito sulla necessità della restituzione. Non solo dell’arte, ma anche della terra e di tutto ciò che è stato rubato»
«Return of Balot», Catpc 2024 foto di Jurgen Lisse
BIENNALE ARTE Per l’Olanda, il collettivo di lavoratori e artisti congolesi delle piantagioni. Il padiglione nederlandese intreccia la sua voce con quella africana e parla di riappropriazioni. «Ovunque sarà esposta, avvierà un dibattito sulla necessità della restituzione. Non solo dell’arte, ma anche della terra e di tutto ciò che è stato rubato»
Pubblicato 7 mesi faEdizione del 17 aprile 2024
Arianna Di GenovaVenezia
È una storia di riappropriazione quella che racconta il padiglione olandese alla 60/a Esposizione internazionale d’arte di Venezia. Lì, nei Giardini, nella cornice della bellissima architettura di Gerrit Thomas Rietveld (abbattuta la vecchia struttura del 1912, nel 1953 fu ricostruita quella attuale secondo i principi del neoplasticismo), si entrerà nel vivo della scottante questione delle restituzioni culturali di beni frutto di spoliazioni violente e che oggi fanno bella mostra di sé in molti musei del mondo come preziosi tesori. Il Belgio ha già iniziato un suo processo di «revisione» delle proprie collezioni, redigendo un inventario del patrimonio e approvando una...