Cultura

Il vile spleen della roulette

Il vile spleen della roulette

Vite d'azzardo Seduti o in piedi, ognuno dei giocatori punta il suo numero. E con lo sguardo da ubriachi attendono che la pallina si posi da qualche parte. E quando qualcuno ritira la vincita, la fredda nenia dei croupiers rinnova l’invito a giocare nuovamente

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 22 agosto 2015
Lei sola, là dentro, quella pallottola d’avorio, correndo graziosa nella roulette, in senso inverso al quadrante, pareva giocasse: «Tac tac tac». Lei sola: – non certo quelli che la guardavano, sospesi nel supplizio che cagionava loro il capriccio di essa, a cui – ecco – sotto, su i quadrati gialli del tavoliere, tante mani avevano recato, come in offerta votiva, oro, oro e oro, tante mani che tremavano adesso nell’attesa angosciosa, palpando inconsciamente altro oro, quello della prossima posta, mentre gli occhi supplici pareva dicessero: «Dove a te piaccia, dove a te piaccia di cadere, graziosa pallottola d’avorio, nostra dea...

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