Cultura

Katja Petrowskaja, l’empatia come la memoria è scritta anche sui corpi

Katja Petrowskaja, l’empatia come la memoria è scritta anche sui corpiLa scrittrice Katja Petrowskaja – foto Ap

L'intervista Parla la scrittrice nata a Kiev, autrice di «Forse Esther» (Adelphi), tra gli ospiti di Libri Come che si apre domani a Roma. Domenica alle 20,30 partecipa all’incontro «Il potere della scrittura». «Mia madre ha 87 anni, parte della sua famiglia fu uccisa dai nazisti. Lei fuggì negli Urali. Non riesce a credere che la Russia sia diventata una dittatura fascista». «Dal giorno dell’invasione molti berlinesi si sono mobilitati per accogliere i profughi ucraini. Partecipo anch’io. Non si tratta solo di aiutare gli altri, ma di restare umani»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 22 marzo 2023
Nel suo romanzo Forse Esther, recentemente riproposto da Adelphi (traduzione di Ada Vigliani, pp. 241, euro 12), Katja Petrowskaja guidava il lettore in una sorta di viaggio iniziatico attraverso il mondo perduto dell’ebraismo dell’Europa centro-orientale, ripercorrendo a ritroso l’albero genealogico della propria famiglia che da Vienna a Varsavia, da Odessa a Kiev, dagli shtetl della campagna polacca alla Mosca della rivoluzione bolscevica, racconta delle ferite e delle speranze sorte nel cuore d’Europa e di quanti, sopravvissuti alla Shoah, hanno creduto nella nascita dell’uomo nuovo sovietico per poi subire il tragico contraccolpo dell’avvento dello stalinismo. Nata (nel 1970) e cresciuta a...

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