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La memoria usata come politica contro la storia
Guerre culturali C'è un’operazione di revisionismo storico guidata direttamente dalla politica. Essa non solo non cerca alcun supporto nella storiografia professionale, ma vede in questa attività, guidata dalle «regole della logica e del metodo», un ostacolo da travolgere, o per lo meno da ridurre in un ghetto autoreferenziale
Studenti in visita all'ex lager di Auschwitz
Guerre culturali C'è un’operazione di revisionismo storico guidata direttamente dalla politica. Essa non solo non cerca alcun supporto nella storiografia professionale, ma vede in questa attività, guidata dalle «regole della logica e del metodo», un ostacolo da travolgere, o per lo meno da ridurre in un ghetto autoreferenziale
Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 16 settembre 2021
«La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. (…) Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi (…) Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo». È possibile mettere in dubbio...