Visioni
«Le mura di Bergamo», nominare il trauma della pandemia e ciò che ne rimane
Berlinale 73 Presentato nella sezione Encounters il nuovo film di Stefano Savona, girato nella primavera del 2020 nella città lombarda. Le testimonianze degli operatori sanitari, la cattiva gestione politica, il rapporto tra singolo e collettività
Una scena da «Le mura di Bergamo»
Berlinale 73 Presentato nella sezione Encounters il nuovo film di Stefano Savona, girato nella primavera del 2020 nella città lombarda. Le testimonianze degli operatori sanitari, la cattiva gestione politica, il rapporto tra singolo e collettività
Pubblicato più di un anno faEdizione del 25 febbraio 2023
Cristina PiccinoBERLINO
Nel marzo del 2020 Stefano Savona arriva a Bergamo, insieme a lui c’è un gruppo di giovani filmmaker che erano stati suoi allievi al Centro sperimentale a Palermo – sono Danny Biancardi, Sebastiano Caceffo, Alessandro Drudi, Silvia Miola, Virginia Nardelli, Benedetta Valabrega, Marta Violante. La città, come si legge nel materiale stampa del film, «dentro le sue mura, è un corpo malato. È un insieme di cellule, di tessuti, di organi che non riescono più a comunicare». Come confrontarsi allora con quella realtà di morti, dolore, stupore davanti a una parola che risuonava improvvisa: «pandemia», al più l’avevamo sentita leggendo...