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L’evoluzione di TikTok: dalla pizza al “pizzo” social

L’evoluzione di TikTok: dalla pizza al “pizzo” social – AP Photo/Michael Dwyer, File

Social Viaggio nel discutibile mondo del social cinese. Tra mode, divieti e addirittura la possibilità di riciclare denaro, la piattaforma è sempre più nel mirino dei governi occidentali

Pubblicato più di un anno faEdizione del 5 marzo 2023

Alla fine del 2021 TikTok, il social lanciato nell’agosto del 2018 dall’ingegnere informatico cinese Zhang Yiming, contava 1.2 miliardi di utenti attivi al mese. Alla fine del 2022, il numero è salito a 1,5 miliardi di utenti globali – solo in Italia sono circa 15 milioni.

Creato un proprio account – consentito a partire dai 14 anni – dal quale è possibile conoscere il numero di followers e dei “mi piace”, l’installazione è sufficiente per vedere e caricare i video auto o etero-prodotti scegliendo tra le categorie “Seguiti” e “Per te” – quest’ultima disegnata dall’algoritmo della piattaforma, orientato dai gusti degli utenti in ragione di come si comportano più che di quello che scelgono.

Ai tre formati iniziali (15, 60 secondi e 3 minuti), di recente si è unita la possibilità di caricare video della durata di dieci minuti.

Video, live, stories e gallerie fotografiche, dunque, per dare libero sfogo alla propria creatività, sebbene la stessa sembra orientarsi soprattutto verso declinazioni e culinarie.

Da una ricerca condotta dall’azienda britannica Lenstore, i cui dati sono stati resi noti nel febbraio 2022, a proposito di cibo e social, la pizza vanta oltre 22 miliardi di visualizzazioni su TikTok, 59,1 milioni di hashtag su Instagram e un volume medio di ricerca mensile su Google di 13,6 milioni (nel mondo) di cui 450.000 solo in Italia.

Non sono solo i più giovani a subire il fascino dei social media (Cohen et al., 2021; Gioia et al., 2020; O’Keeffe et al., 2011), considerato che quasi la metà della popolazione mondiale utilizza queste app sui propri dispositivi mobili, con un uso medio giornaliero di circa due ore e mezza, un terzo del tempo dedicato a internet (We Are & Hootsuite, 2021). A tal proposito TikTok, con ottanta minuti al giorno in media, supera Facebook e Instagram messi insieme (Harwell, 2022, p.44).

Sempre più governi al mondo si stanno orientando verso misure restrittive, arrivando a vietare l’app cinese nei dispositivi usati dai dipendenti degli uffici pubblici per ragioni di cybersicurezza. I timori, infatti, discendono da come i dati degli utenti potrebbero essere trattati da ByteDance – casa madre del social – dopo l’ammissione del tracciamento di (almeno) due giornalisti statunitensi.

Negli Stati Uniti 32 governi statali su 50 ne hanno già vietato l’uso su tutti i dispositivi elettronici dei dipendenti e dei rappresentanti. A livello federale e della Casa Bianca il divieto sarà applicato a tutte le agenzie a partire dalla fine di marzo. In Canada la proibizione è partita il 28 febbraio u.s.

In Europa, dopo il divieto per privati e aziendali emanato dalla Commissione europea, nessuno stato membro dell’Unione ha ancora imposto divieti o restrizioni. Il governo danese si è limitato ad una raccomandazione a tutti i membri del parlamento per una tempestiva rimozione dell’App, mentre in Olanda, fuori da veri e propri divieti, è stato sconsigliato al personale governativo.

Se l’utilizzo dell’applicazione sembra poter minare la tenuta della sicurezza informatica, forse, sarebbe il caso di considerare anche altri rischi legati alla stessa.

Il social è concepito come un’invenzione atta a contrastare la solitudine e la sensazione di non essere benvoluti – non a caso il più utilizzato dagli adolescenti. Conferisce il senso dell’appartenenza, allarga il nucleo familiare – sia pur di “contatti” e followers – ma per contro rischia di consegnare la persona ad una sorta di imperituro parco giochi dove è possibile cambiare identità, nome, sesso, perdendo il contatto più importante, ossia quello con la realtà. Praticamente ciò che conta è il far credere più che il fare, dove l’Altro è svestito, depurato, disarmato. Ė un’umanità nuova che si rispecchia, si insinua ma soprattutto ci mostra ciò che è presente dentro di noi. Ė la morte dell’anonimato realizzata con un’erosione quotidiana della nostra privacy voluta o rubata.

Internet e tutte le sue creature, grazie alla forza degli innumerevoli server, non dimenticano anche e soprattutto ciò che sembra fugace e facilmente deperibile.

Se questa metamorfosi antropologica è legittimamente temuta, rischi ancora più concreti – per evidente, limitata governabilità del fenomeno – possono innescarsi pur nel rispetto delle regole o addirittura servendosi delle stesse.

Come fare soldi (o riciclarli) con TikTok

I tre modi più conosciuti per guadagnare con il social cinese sono: pagamento diretto da TikTok attraverso il suo Creator Fund – fondo economico da oltre 250 milioni di euro; contenuti sponsorizzati – importantissimo in questo caso il Tasso di coinvolgimento = [(Numero di mi piace + numero di commenti) / numero di follower] x10; vendita della merce attraverso la piattaforma.

Il titolare di account TikTok, non ha la necessità di milioni di follower per fare soldi. Già tra i 50.000 e 150.000 followers, è considerato un “micro influencer”, con un suo peso economico. I creators al di sotto dei 50.000 follower sono titolati come “nano influencer”.

Guadagnare direttamente da TikTok, significa soddisfare un requisito minimo di followers e avere almeno 100.000 visualizzazioni video negli ultimi 30 giorni, con almeno tre post – anche 10.000 se si tratta di argomenti particolari o attività specifiche – fare parte del Creator Fund al quale ad oggi possono aderire solo persone residenti nel Regno Unito, Germania, Italia, Francia o Spagna e soddisfare pienamente le Linee guida della community e i Termini di servizio. Come da regola aurea di tutte le piattaforme di social media, più followers più soldi. Il senza limiti è promessa e abbaglio.

Ė possibile controllare il numero dei propri accoliti 3.0 cliccando sui tre puntini in alto a destra della schermata del profilo. Selezionando i tasti “Creator Tools” e quindi “Analytics” è possibile verificare: il numero dei followers – con la possibilità di approfondire il tempo dell’esposizione, gli orari, ecc.-, le visualizzazioni del profilo, le visualizzazioni dei singoli video il cui andamento è possibile analizzarlo ogni sette giorni.

Sulla scorta del numero di visualizzazioni e dell’andamento dei video, il denaro alla fine di ogni singolo mese apparirà in una dashboard Creator Fund. Il creatore può prelevare le somme accreditate su una piattaforma di pagamento – vedi per es. PayPal.

Ė ovviamente consigliato creare contenuti interessanti, interagire con chi commenta, rispondere ai commenti, avere anche più profili e non necessariamente sullo stesso social, ecc.

Le live (condivisione in diretta), poi, sono uno degli strumenti più efficaci per monetizzare e guadagnare con TikTok. Per poter iniziare a fare questo tipo di video, è innanzitutto necessario raggiungere la soglia dei 1000 follower, solo con questi numeri si può cominciare ad interagire con gli utenti in modalità live. Quanti partecipano, poi, possono acquistare dei “regali” virtuali (monete, palloncini, rose, ecc.) per fare dei doni ai loro creators preferiti, durante la diretta, implementandone i guadagni mensili.

In pratica, la modalità Regali LIVE è un modo per ottenere “diamanti”, che vengono assegnati in base alla popolarità dei video LIVE. I diamanti danno diritto ad ulteriori guadagni in denaro o in valuta virtuale, a libera scelta del creator.

I requisiti richiesti per beneficiare dei “diamanti”, oltre ai consueti 18 anni – limitazione facilmente aggirabile – sono: risiedere in un luogo in cui sono disponibili i Regali LIVE, avere almeno 1.000 followers e un account di almeno 30 giorni, rispettare linee guida e termini di servizio.

Secondo le statistiche, influencer con circa 100mila follower possono arrivare a guadagnare tra i € 500 e € 2000 per i post sponsorizzati, a seconda del tipo di prodotti, del numero di follower che hanno e del tasso di coinvolgimento.

In media si può guadagnare dai 2 ai 4 centesimi per ogni 1.000 visualizzazioni se si ha un profilo con un buon seguito. Quanti possono contare su un profilo con 100.000 followers, raggiungono per ogni video sponsorizzato guadagni ben più lauti. Evidentemente è la sponsorizzazione a fare lievitare i guadagni che altrimenti resterebbero piuttosto contenuti.

Orientativamente, creators – a questo punto definibili influencers – da 50.000 – 100.000 followers intascano dai 2.500 – 5.000 euro a video; un range tra i 100.000 e i 500.000 garantisce dai 5.000 – 15.000 euro a video e così a salire sino ai 25.000 – 50.000 euro per chi è in grado di superare il milione.

Più visualizzazioni più soldi, più “regali” più “diamanti, più “diamanti” più soldi. TikTok offre l’occasione ma sono gli inserimenti pubblicitari e gli sponsor a realizzare i sogni.

Le opportunità di guadagno attraverso la piattaforma cinese potrebbero non fermarsi qui. Ipotizziamo che qualcuno voglia riscuotere illegalmente una somma di denaro, questi potrebbe chiedere al debitore di portare followers e soprattutto visualizzazioni – ipoteticamente chiunque potrebbe visionare centinaia di volte lo stesso video – al fine di contribuire a generare quei numeri considerati attraenti per sponsor e inserimenti pubblicitari.

Facile prevedere tariffari e carichi di lavoro da tabelle decise in assemblee delinquenziali.

Allo stesso modo potrebbe chiedere di pagare il quantum debeatur in Regali LIVE che aiuterebbero il tiktoker a raggiungere i sospirati “diamanti”.

Non sarebbe da escludere la possibilità di riciclare – in piccoli o più grandi step – somme di denaro attraverso una sorta di lavaggio live: dalle rose, i palloncini ai “diamanti” puri e puliti.

Le stesse sponsorizzazioni potrebbero risultare convenienti e su più fronti. Per fare un esempio: un’azienda sponsorizza con soldi che gli sono stati passati, il tiktoker ottiene più visibilità e un più alto punteggio di coinvolgimento che gli portano altre sponsorizzazioni, nuove visualizzazioni e più ampi guadagni. Il tutto moltiplicato per sempre nuovi creators e nuovi lavaggi.

Se per molti il social cinese, con la sua grande accessibilità – poco pretenzioso rispetto alla qualità del post-produzione ma più spesso assai indulgente riguardo alla goffa e selvatica amatorialità – con i suoi contenuti spesso politicamente scorretti o altrettanto frequentemente boccacceschi, può essere letto come un’opportunità lavorativa, parimenti lo stesso presenta insidie da non trascurare e opportunità altre da non sottovalutare.

Che lo scroll, il nuovo nastro trasportatore non si arresti! Che la provocazione non venga lasciata senza un commento, che la serotonina da ricerca sui feed, tra “preferiti” e “per te”, non conosca ricaptazione, che riciclare denaro possa essere sempre più facile e sicuro.

Come ormai storica consuetudine, alla vecchia – o nuova che sia – catena di montaggio la massa, al vero profitto i pochi e selezionati, tra questi frange più o meno discrete di assortita criminalità.

Tranquilli, però, ci pensa il fondo… e il suo mai veramente bastante toccarlo.

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