Alias
Nel sottosuolo della sopravvivenza, lasciando Betlemme post apocalisse
Intervista Larissa Sansour rappresenta il padiglione della Danimarca con il progetto «Heirloom». «Con la fantascienza, esploro quel che rimane quando ciò che associamo all’appartenenza è svanito, i luoghi, la geografia, l’architettura, la terra, i raccolti, le abitudini, le persone care»
Una scena da «In vitro» di Larissa Sansour
Intervista Larissa Sansour rappresenta il padiglione della Danimarca con il progetto «Heirloom». «Con la fantascienza, esploro quel che rimane quando ciò che associamo all’appartenenza è svanito, i luoghi, la geografia, l’architettura, la terra, i raccolti, le abitudini, le persone care»
Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 18 maggio 2019
Arianna Di GenovaVENEZIA
Il mondo di sopra è perduto, una catastrofe lo ha spazzato via. E il vivaio per nuove esistenze è sottoterra, in laboratori scuri e spogli. Dunia e Alia sono (non a caso) due donne che si interrogano su come ricominciare, da dove e se ha senso la prospettiva di ricostruire un mondo sulle macerie dell’altro. Meglio, forse, abitare un «altrove». Alia è frutto di un recupero di dna, ma trova le rovine di Betlemme (città della superficie) venefiche. Dunia, anziana, morente, guarda indietro, ha nostalgia del passato e della sua casa. Il film In vitro, che Larissa Sansour ha diretto...