Cultura
Oggi su domani, in memoria di Benedetto Vecchi
Ciao Benedetto Benedetto lavorava tanto, forse troppo. Mi ha dato il suo ultimo scritto, un saggio su «rivolta e rivoluzione», il giorno prima di andarsene, e ne ha voluto anche discutere. Ha lavorato fino all’ultimo
Benedetto Vecchi – Marco Cinque
Ciao Benedetto Benedetto lavorava tanto, forse troppo. Mi ha dato il suo ultimo scritto, un saggio su «rivolta e rivoluzione», il giorno prima di andarsene, e ne ha voluto anche discutere. Ha lavorato fino all’ultimo
Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 21 gennaio 2020
Benedetto era, per necessità professionale, relazionato a molte aree di pensiero e di azione. Dirigere per decenni le pagine culturali di un giornale come «il manifesto» lo obbligava ad avere uno sguardo largo sui panorami sia delle istituzioni che dei movimenti. Nonostante questo è stato fino alla fine un ragazzo del ’77, un autonomo, un comunista. E un autodidatta. Si era cioè fatto intellettuale, e raffinato, percorrendo con tenacia un proprio percorso di formazione; un «intellettuale dai piedi scalzi», come lo ha giustamente definito Paolo Virno. Benedetto l’ho conosciuto nella seconda metà degli anni Ottanta. Di ritorno con Nanni Balestrini...