Editoriale

Terremoto nel voto, Meloni a Palazzo Chigi

Giorgia Meloni nel 2020 a Roma in una manifestazione contro il Green Pass, foto Tiziana Fabi /Getty ImagesGiorgia Meloni nel 2020 a Roma in una manifestazione contro il Green Pass – Tiziana Fabi /Getty Images

Elezioni politiche 2022 Tutto come previsto. La destra post fascista ha vinto, l’area progressista e di sinistra ha perso, l’astensionismo ha battuto tutti i record della storia repubblicana. Le urne non hanno riservato […]

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 26 settembre 2022

Tutto come previsto. La destra post fascista ha vinto, l’area progressista e di sinistra ha perso, l’astensionismo ha battuto tutti i record della storia repubblicana.

Le urne non hanno riservato sorprese, nonostante le voci diffuse negli ultimi giorni su qualche risultato – tra le forze progressiste – sottovalutate dai sondaggi.

Tra i partiti della destra Fratelli d’Italia ha prosciugato la Lega che subisce un crollo e vede traballare la leadership di Salvini. Da sola la fiamma tricolore doppia i suoi alleati.

Siamo di fronte a un partito che – fuori da qualsiasi governo dopo la fine del berlusconismo – è passato dal 4 al 26 per cento che le stime provvisorie gli assegnano.

Nel complesso l’area elettorale del centrodestra resta più o meno costante, spostando il suo baricentro sulla leader individuata come la carta vincente. Dunque verosimilmente Sergio Mattarella dovrà designare Giorgia Meloni presidente del consiglio dei ministri.

L’area progressista e di sinistra ce l’ha messa tutta a organizzare la propria sconfitta presentandosi in ordine sparso a dispetto di una legge elettorale costruita per le coalizioni.

Il Pd si ritrova intorno al 18 per cento, suo minimo storico, in un testa a testa con un M5S che, stimato al 16-17 per cento, porta a casa una netta vittoria di Conte.

E’ invece modesto, se si fermerà poco sopra la tagliola del 3 per cento, il consenso di Sinistra italiana-Verdi, equivalente a quello di +Europa. Tutti insieme avrebbero sfiorato una soglia competitiva con le destre. Senza considerare il buon risultato di Calenda e Renzi.

L’astensione, che sferza tutto il Sud, mantiene lo scettro del primo partito. Nonostante la possibilità dei diciottenni di esprimersi anche per il Senato, la percentuale dei votanti, 64 per cento, è la più bassa di sempre.

Oggi misureremo la profondità delle scosse di questo terremoto, ma l’impressione è che gli elettori di destra siano arrivati al voto motivati, spinti dalla voglia di mettere i loro partiti di appartenenza alla guida del Paese.

Le forze del nostro campo portano la grave, pesante responsabilità di non averci neppure provato.

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