Visioni
«The Falling Sky», gli yanomami e noi
Cannes 77 Intervista a Davi Kopenawa, Eryk Rocha e Gabriela Carneiro da Cunha, che hanno presentato alla Quinzaine il documentario girato nella comunità indigena dell'Amazzonia. La natura che si vendica, il cinema nato dalla relazione, un'eredità con cui fare i conti
Una scena da «The Falling Sky»
Cannes 77 Intervista a Davi Kopenawa, Eryk Rocha e Gabriela Carneiro da Cunha, che hanno presentato alla Quinzaine il documentario girato nella comunità indigena dell'Amazzonia. La natura che si vendica, il cinema nato dalla relazione, un'eredità con cui fare i conti
Pubblicato 6 mesi faEdizione del 24 maggio 2024
Lucrezia ErcolaniCANNES
«Il messaggio di questo film non è uno scherzo, né qualcosa che miri a spaventare. Eppure, nonostante sia uno sciamano, anch’io ho paura quando vedo la natura che si vendica». Così Davi Kopenawa, rappresentate degli indigeni yanomami, si rivolge al pubblico del Theatre Croisette dopo la proiezione di The Falling Sky, alla Quinzaine des cinéastes. Il film è un «non-adattamento» – come lo definiscono i registi Eryk Rocha e Gabriela Carneiro da Cunha – del bellissimo omonimo libro di Kopenawa, scritto insieme all’antropologo Bruce Albert (uscito in Italia per nottetempo, 2018). Di fatto, è un viaggio dentro al territorio degli...