Alias Domenica
Beckett, l’assedio del mondo alla torre dell’Io
Classici del Novecento Nel Meridiano dedicato a Samuel Beckett la polifonia della sua personalità artistica viene esaltata dalla scelta di non interrompere il flusso delle opere dividendole in generi: «Romanzi, teatro e tv», a cura di Gabriele Frasca
Una scena da «Giorni felici» di Samuel Beckett, traduzione di Carlo Fruttero, regia di Massimiliano Civica con Roberto Abbiati e Monica Demuru, Prato, Teatro Metastasio (Foto Duccio Burberi)
Classici del Novecento Nel Meridiano dedicato a Samuel Beckett la polifonia della sua personalità artistica viene esaltata dalla scelta di non interrompere il flusso delle opere dividendole in generi: «Romanzi, teatro e tv», a cura di Gabriele Frasca
Pubblicato 10 mesi faEdizione del 21 gennaio 2024
Quando, nel 1953, Aspettando Godot di Samuel Beckett debuttò a Parigi, il suo successo era inatteso. Il Théâtre de Babylone, che lo aveva prodotto, stava per chiudere causa fallimento e il suo direttore aveva deciso di finire in bellezza, portando in scena un testo i cui caratteri lo facevano apparire fondamentalmente irrappresentabile: ciò nonostante, restò in cartellone per più di un anno. Com’è noto la scena è occupata da due personaggi spersi al crocevia di una strada che non porta da nessuna parte: non fanno nulla in attesa di qualcuno, Godot, che venga a salvarli; ma quel qualcuno non arriva...