Lavoro Riccardo Chiari L’interposizione di manodopera, che nel 1960 era stata vietata per legge, resta una realtà per i 600mila addetti delle imprese di pulizia, servizi integrati e multiservizi, in gran parte donne, da sette anni senza contratto. Sono pagati 7 euro lordi l’ora, ma i padroni e le loro centrali – Anip Confindustria, Confcooperative Lavoro e servizi, Legacoop Produzione e Servizi, Unionservizi Confapi e Agci Servizi – chiudono occhi e orecchie. Come la politica.
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Il commento della settimana Alex Zanotelli | L’acqua, a livello mondiale, sta diventando sempre più l’oggetto del desiderio del mercato e della finanza. Questo bene così prezioso (il più prezioso insieme all’aria!) sta per diventare una commodity (merce), quotata in borsa. Il capitalismo predatorio non conosce limiti. Sarà proprio negli Usa, cuore del capitalismo mondiale, precisamente in California, che il Cme Group (la più grande piazza finanziaria dei contratti a termine) esordirà il prossimo anno con la quotazione in borsa dell’oro blu.
È assurdo che la più importante risorsa del Pianeta divenga negoziabile nel momento in cui la sua disponibilità è messa sempre più a rischio dai cambiamenti climatici. Cosa ci potrebbe essere di più catastrofico che giocare in borsa sull’acqua, in un momento in cui già scarseggia per miliardi di persone? Si stima che oggi quattro miliardi di persone (due terzi dell’umanità) devono affrontare scarsità dell’acqua, per almeno un mese all’anno. Si stima altresì che entro il 2030 , ben settecento milioni di persone potrebbero essere forzate ad abbandonare il proprio territorio per la stessa ragione.
E il Rapporto dell’Unesco (2018) afferma che nel 2050 ben tre miliardi di persone soffriranno per una grave mancanza d’acqua. Questo in buona parte è il risultato dei cambiamenti climatici:l’acqua è la prima vittima del disastro ambientale. E a pagarne le conseguenze saranno soprattutto i poveri. Se oggi abbiamo oltre i venti milioni di morti all’anno di fame, domani avremo il doppio di morti per sete. Ma purtroppo già oggi l’acqua potabile è gestita in buona parte del mondo dalle multinazionali dell’acqua (Veolia, Suez….) che diventano sempre più potenti(E’ incredibile, per esempio, che ora la potentissima Veolia voglia comprare il 30% delle azioni dell’altra multinazionale francese Suez, per poi lentamente assorbirla).
E le politiche di queste multinazionali le tocchiamo con mano anche in Italia, dove sono presenti, con l’aumento delle tariffe, diminuzione della qualità dell’acqua, distacchi di erogazione idrica a famiglie indigenti. «Purtroppo ancora oggi in Italia e non in Africa – ha detto recentemente papa Francesco nella giornata del ringraziamento – questo diritto è negato agli ultimi e agli scartati a causa dell’egoismo delle multinazionali che si stanno accaparrando le risorse idriche». È una vergogna che questo avvenga proprio in Italia, il cui popolo ha votato il Referendum del 2011, promosso dal Forum dei Movimenti italiani per la gestione pubblica dell’acqua : l’acqua deve uscire dal mercato e non si può fare profitto su questo bene fondamentale.
Ben sette governi si sono succeduti in questo paese senza che nessuno sia stato capace di trasformare la decisione del popolo italiano in legge. Eppure negli ultimi due governi c’era una presenza maggioritaria di un partito in Parlamento, i 5 Stelle, che avevano fatto dell’acqua la loro prima stella. Dopo tre anni di governo, prima giallo-verde, poi giallo-rosso, i 5 Stelle sono riusciti solo a discutere della Legge di iniziativa popolare nella commissione Ambiente della Camera senza riuscire a portarla in Parlamento per il voto. Una delle grosse obiezioni per la ripubblicizzazione è il costo dell’operazione (secondo i media , legati all’industria, sarebbe di venti miliardi). I nostri esperti invece affermano che con soli due miliardi è possibile ripubblicizzare.
È mai possibile allora che i partiti al governo siano pronti a investire miliardi e miliardi in Grandi Opere, come la Lione-Torino o il Ponte di Messina e non in un bene così fondamentale come l’acqua? Perché non investire nella ri-pubblicizzazione dell’acqua? Perché non investire nei 300mila km di rete idrica che perdono almeno il 50% dell’oro blu? È questa la Grande Opera da fare. |
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| Lavoro Chiara Cruciati Leggi |
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