Cultura
Per due giovani «beur» le frustrazioni si traducono in violenza o in occasioni di riscatto
Il romanzo «Vivere mi uccide», di Paul Smaï, per minimum fax, traduzione di Lorenza Pieri. Dietro lo pseudonimo, l’autore e musicista Jack-Alain Léger, suicida nel 2013. Un libro che dà voce alle complesse traiettorie esistenziali di due fratelli, Paul e Daniel, nati nel 18° arrondissement di Parigi da genitori arrivati dal Marocco
Un'immagine della zona di Barbès nel Nord di Parigi
Il romanzo «Vivere mi uccide», di Paul Smaï, per minimum fax, traduzione di Lorenza Pieri. Dietro lo pseudonimo, l’autore e musicista Jack-Alain Léger, suicida nel 2013. Un libro che dà voce alle complesse traiettorie esistenziali di due fratelli, Paul e Daniel, nati nel 18° arrondissement di Parigi da genitori arrivati dal Marocco
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 30 luglio 2022
«Per me è lì, al nord, il limite delle terre conosciute a Occidente. Oltre il lontano Paris-X, detto anche Nanterre, dove andavo con il treno Rer, tutta la mia vita fin qui si è svolta in un territorio compreso, in linea di massima, tra La Fourche, La Chapelle, La République, La Trinité. Barbès ne è il centro». È una geografia dell’anima quella che compone Paul Smaïl in Vivere mi uccide (minimum fax, traduzione di Lorenza Pieri, pp. 162, euro 16) dando voce alle complesse traiettorie esistenziali di due fratelli, Paul e Daniel, nati nel 18° arrondissement di Parigi da genitori...