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Robert Brasillach, ambigui segni di vita tra fumo e macerie

Robert Brasillach, ambigui segni di vita tra fumo e maceriePrima e unica udienza del processo contro Robert Brasillach, Parigi, 19 gennaio 1945: condannato a morte, lo scrittore e giornalista fu fucilato il 6 febbraio (Foto STF/AFP)

Novecento francese In «Sei ore da perdere», un reduce cerca l’amante del suo commilitone nella Parigi devastata del 1944: noir invaso da una malinconia ricorrente nello scrittore di Perpignan

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 24 marzo 2024
Il caso di Robert Brasillach, militante fascista e scrittore collaborazionista nonché caporedattore del famigerato ebdomadario «Je suis partout», viene ogni tanto riaperto nel martirologio neofascista per essere ogni volta richiuso davanti all’evidenza: il fatto che Brasillach sia stato fucilato dopo la liberazione di Parigi nel forte di Montrouge (6 febbraio del ’45) e che il generale De Gaulle abbia rigettato la domanda di grazia avanzata da intellettuali antifascisti non rientra affatto tra le purghe ideologiche del dopoguerra ma (come documenta un libro di Alice Kaplan, Processo e morte di un fascista, Il Mulino 2003) concerne l’art. 75 del codice francese,...

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