Il professor Frétigné parla di “princìpi filosofici repubblicani”, cioè “un francese è colui che rispetta il contratto sociale, cioè i valori della Repubblica” (tra i quali l’antifascismo).
Parla di “disciplina repubblicana”, vale a dire “Gli elettori di destra e di centro, ma soprattutto quelli di sinistra – gli unici ad avere ricevuto indicazioni chiare e inequivocabili – hanno espresso il loro voto per il candidato opposto a quello del Rassemblement National” (la desistenza al ballottaggio).
E poi conclude: "come ai tempi dell’affare Dreyfus, dobbiamo raccogliere la sfida della storia costruendo un governo di difesa repubblicana. Il Nuovo Fronte Popolare, riaffermando senza ambiguità la sua cultura repubblicana, ha colto questa profonda esigenza. Ora bisogna dargli i mezzi per rendere meno dolorosa la «questione sociale», consentendogli di applicare i punti essenziali del suo programma. Questo è l’unico modo per sanare una società francese fratturata».
Ora, tralasciando l’evidente sforzo paternalistico del borghese illuminato (d’altra parte siamo nel suolo natio dell’illuminismo) che tenta di cooptare il NFP nel futuro governo del paese, sulla base della fedeltà alla “cultura repubblicana” e sull’esigenza di “rendere meno dolorosa (bontà sua!) la questione sociale”,
quel che mi preme cogliere è la possibile analogia col nostro paese. Il richiamo alla difesa dello spirito e della cultura repubblicana francese, vale come l’appello alla difesa e alla attuazione dello spirito e dei principi della Costituzione italiana, nata dalla resistenza e dalla lotta di liberazione dal nazifascismo.
Mi ripeto, ma secondo me la costruzione in Italia di un nuovo, unito e ampio fronte popolare che faccia opposizione efficace e poi si candidi a governare il paese, passa dall’ assumere la Costituzione come guida ideale e programmatica.
Vedremo cosa succederà oltralpe, ma intanto si potrebbe iniziare a lavorarci anche da noi. Magari con meno enfasi e meno retorica patriottarda dei cugini.