Internazionale
«Tahrir fu speranza, la prossima rivolta sarà guidata dalla fame»
L'Egitto del 25 gennaio A dodici anni dalla rivoluzione, è la miseria a dettare la vita quotidiana: mancano cibo e medicine. Non si trova valuta estera: importazioni bloccate, ma il regime spende miliardi in armi occidentali. Intervista all’attivista Ramy Shaath: «Il paese sta per esplodere. Ma con le opposizioni incarcerate, manca una visione politica»
Un venditore ambulante al Cairo – Afp/Khaled Desouki
L'Egitto del 25 gennaio A dodici anni dalla rivoluzione, è la miseria a dettare la vita quotidiana: mancano cibo e medicine. Non si trova valuta estera: importazioni bloccate, ma il regime spende miliardi in armi occidentali. Intervista all’attivista Ramy Shaath: «Il paese sta per esplodere. Ma con le opposizioni incarcerate, manca una visione politica»
Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 25 gennaio 2023
Dodici anni dopo, piazza Tahrir ha cambiato volto. La ristrutturazione voluta dal governo nato dal golpe del luglio 2013 l’ha sfigurata. Per impedirle di rimanere quello che è sempre stata, la piazza della liberazione, l’ha tramutata in una rotonda a favore di automobilisti e il suo cuore è stato riempito di obelischi per celebrare l’impero più antico e obliare le conquiste moderne. Intorno a Tahrir, anche la vita quotidiana è cambiata. Gli egiziani hanno fame. Così tanta fame non l’avevano avuta mai, dicono. «Costretti a diventare vegani», titolava ieri la testata online The New Arab, perché la carne costa troppo....