Theo Montoya: «La mia Medellìn, inferno di giorno e città dell’amore di notte»
Theo Montoya
Visioni

Theo Montoya: «La mia Medellìn, inferno di giorno e città dell’amore di notte»

Venezia 79 Intervista con il regista di «Anhell69», presentato alla Settimana della critica. Un film oscuro sulla vita e la morte nella città colombiana, tra documentario e fiction, al di là di ogni stereotipo
Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 8 settembre 2022
«Ho messo in scena la mia morte, un atto simbolico per cercare un contatto con i miei amici». Così Theo Montoya, regista colombiano nato nel 1992, parla del suo Anhell69 presentato in concorso alla Settimana della critica. Un film oscuro, dove la città di Medellìn sembra un buco nero che in qualsiasi momento può inghiottire nelle sue viscere un amico, un’amica, un genitore. I padri non ci sono più, al loro posto c’è la figura «mitica» di Pablo Escobar, considerato un esempio. Sono in tanti a morire in Anhell69, per droga, violenza dei narcos o brutalità della polizia, eppure in...

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi