Edizione del 17 maggio 2018

Chiuso l’accordo di governo, Di Maio e Salvini verso la firma del «contratto». Non c’è più l’uscita dall’euro ma la moneta unica «va ripensata». Resta la riforma di trattati e regole della Bce sul debito. Ancora rebus «mister X» per Palazzo Chigi. Lo spread non gradisce

I temi dell'edizione
Analisi generata da MeMaAnalisi generata da MeMa
C’è il «contratto» di governo, mancano i punti più importanti
Politica

Ogni promessa è debito

Andrea Colombo

Ogni promessa è debito Chiuso l’accordo di governo, Di Maio e Salvini verso la firma del «contratto». Non c’è più l’uscita dall’euro ma la moneta unica «va ripensata». Resta la riforma di trattati e regole della Bce sul debito. Ancora rebus «mister X» per Palazzo Chigi. Lo spread non gradisce

Torna lo spread ma non fa (ancora) paura
Economia

Torna lo spread ma non fa (ancora) paura

Massimo Franchi

Incubo Speculazione Il differenziale fra i Btp italiani e i Bund tedeschi tocca quota 151. Nel novembre 2011 era a 552. Si allarga la forbice anche con Spagna e Portogallo. Mediaset peggiore a piazza Affari

Istat, record di poveri assoluti: in un anno 261 mila in più
Economia

Istat, record di poveri assoluti: in un anno 261 mila in più

Roberto Ciccarelli

Rapporto annuale Sfondato il tetto di cinque milioni di persone. «Riformare i centri per l’impiego». Movimento 5 Stelle rilancia il «reddito di cittadinanza» nel «contratto di governo». Analisi delle ragioni che spingono a istituire anche in Italia un sistema di "workfare" alla tedesca. Per l'Istat siamo il "secondo paese più vecchio al mondo": 168,7 anziani ogni 100 giovani. La popolazione totale è diminuita per il terzo anno consecutivo di quasi 100mila persone rispetto al precedente: al 1° gennaio 2018 eravamo 60,5 milioni, con 5,6 milioni di stranieri (8,4%)

Europa

Corteo migrante per Blessing morta nel fiume

Maurizio Pagliassotti

Francia Blessing Matheu, questo il nome della giovane donna nigeriana morta in una notte di primavera mentre tentava di attraversare le Alpi a piedi, dopo aver attraversato il deserto e il […]

Duro monito del papa: «Guerra chiama guerra»
Internazionale

Duro monito del papa: «Guerra chiama guerra»

Chiara Cruciati

Gaza Il pontefice: dolore per le vittime. Scontro aperto tra Israele e Turchia: scambio di accuse e ambasciatori ritirati, ma il precedente della Mavi Marmara fa sorgere dei dubbi. Intanto il Guatemala segue Trump: ieri l’ambasciata è stata trasferita a Gerusalemme

Gaza, Ramadan di sangue
Internazionale

Gaza, Ramadan di sangue

Michele Giorgio

Reportage Il mese più importante per i musulmani arriva dopo la strage di lunedì e trova una popolazione sempre più povera che non potrà festeggiare. Israele continua a rifiutare ogni responsabilità e rivolge nuove accuse ad Hamas

Internazionale

Malaysia, Anwar libero, Najib forse

Redazione Esteri

Malaysia l risultato delle elezioni in Malaysia, con la strabiliante vittoria dell’opposizione, comincia a dare i suoi frutti immediati. Anwar Ibrahim, leader de facto del partito di opposizione, incriminato due anni […]

«Dogman», il rischio di esporsi al mondo
Visioni

«Dogman», il rischio di esporsi al mondo

Cristina Piccino

Cannes 71 Il film di Matteo Garrone, in concorso, ambientato in un paesaggio dark da periferia pasoliniana. Ma la vicenda del Canaro della Magliana a cui si ispira, viene filtrata nello sguardo del regista che scruta il sentimento del presente

I fantasmi dell’età adulta
Visioni

I fantasmi dell’età adulta

Cristina Piccino

Cannes 71 «Asako I & II», l’esordio sulla Croisette di Ryusuke Hamaguchi in concorso. Una storia d'amore semplice ma complicata e dai molti risvolti

Commenti

I barbari contro le sentinelle del sistema

Michele Prospero

Nelle trattative per definire il contratto di governo, con la volontà di costituzionalizzare la figura dei “capi partito”, la sensazione di un grado zero della politica si fa più forte. […]

L’alveare, un organismo paradigma della vita
ExtraTerrestre

L’alveare, un organismo paradigma della vita

Serena Tarabini

Il fatto della settimana Dall’utilizzo come bioindicatori per monitorare l’inquinamento alle scoperte in campo etologico: sulle api non si smette mai di imparare. Ogni insetto è un universo in pochi centimetri con due mesi di esistenza

ExtraTerrestre

Olmi, l’amico della terra che non mente

Teodoro Margarita

Omaggi Ogni domenica, chi ascolta Radio Popolare di Milano, sa che esiste la trasmissione La sacca del diavolo condotta da Giancarlo Nostrini. Nella sigla si sentono delle voci, voci dure, un dialetto stretto, suoni gutturali, sono le voci tratte da un film, rudi voci contadine, dicono qualcosa come la vita l’è dura: il film è L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi. La sacca del diavolo propone suoni e musica dal mondo, «musica etnica, musica tradizionale». Quel film vinse la Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1978, quarant’anni dopo il maestro ci ha lasciati. Un giorno di maggio. In questi giorni, nel nord Italia, si sono alternate giornate serene e caldo primaverile e grandi temporali, grandinate e afa, pioggia. Instabilità primaverile, luci variabili di una primavera incerta. Cosa ha detto Ermanno Olmi? Quale la sua eredità da raccogliere? Quelle voci, innanzitutto. Voci contadine, come sono veramente, senza infingimenti e infiocchettamenti alla Mulino Bianco. Quelle voci dure e cupe, sono le voci dei contadini di tutto il mondo. Nella sua opera Olmi disincrosta e scarnifica, ripulisce il lerciume interessato delle pastorellerie da quattro soldi che si accumulano sulla pelle del mondo contadino. Ci torna in mente, del suo fare cinema, l’approccio documentarista: non ha mai voluto mentire. La vita è quella che è. Gli umili, che poi sono i cafoni e i «terroni» di ogni parte del mondo, se la passano male. Non possono nemmeno ricavare, intagliando nel tenero legno di un salice, degli zoccoli per il proprio figliolo. Il castigo arriva sempre, come la grandine, come il cattivo tempo. E non si sfugge. In un documentario, Terra Madre, la parte più bella - oltre alla celebrazione di Vandana Shiva e Carlo Petrini - è quel film nel film dedicato ad un anonimo contadino, tutte le stagioni, i quarant’anni della sua vita, le mani che sanno, le mani che conoscono. Quel contadino, il tempo che cambia, l’inverno che precede la primavera, l’estate che segue. Le mani che sanno intrecciare vincastri di salice per legare una vite. Le mani forti e sapienti che sanno vangare. Le mani rese sapienti dalla necessità. La pioggia, il sole. La casa colonica senza telefono. I setacci, l’imbuto, gli attrezzi agricoli. In una scena, commovente, le mani di quell’uomo scelgono (selezionano è termine offensivo) i semi di zucca. Quei semi, grossi, sola speranza di sopravvivenza. E quelle mani ricordano le mani di ogni contadino del mondo. C’è un bellissimo film a disegni animati che si accosta a questo, e lo precede. Penso a L’uomo che piantava gli alberi, il cortometraggio animato tratto dal romanzo di Jean Giono, di Frèdèric Back, vincitore di un Oscar per la sua sezione nel 1988: penso alla lentezza della narrazione, quelle mani sono le stesse. Sono le mani di chi carezza semi, non conoscono fretta. Da 25 anni, da quando insegno, trovo il modo di mostrare ai miei alunni questo film delicato e solenne. Qualche giorno fa, mentre andavo a scuola, mi venivano in mente dei versi. Il contadino vive ogni stagione come una vita. Egli vive la stagione del fiordaliso, la stagione della camomilla, del papavero e la stagione del grano. Se un contadino vive ottant’anni, egli ha conosciuto pressoché l’immortalità. Se suo figlio raccoglie quei semi e continua, quel contadino non muore mai. Le ghiande delle querce nelle mani di Elzeard Bouffier , i semi di zucca nelle mani del contadino di Olmi in Terra madre, sono le mani dei contadini del mondo. Dalla semina al raccolto ci passa un’eternità. Una siccità, nel film di Olmi, rovina il raccolto di quel contadino che si industria per sopravvivere con le scorte degli anni precedenti, disdegna l’aiuto dei parenti. Sa che ce la deve fare. Un contadino trentino, i suoni delle stagioni che mutano. Gli uccellini che banchettano su resti di una zucca che lui ha lasciato fuori apposta per loro. Il fiume. Le vigne, l’andare lento con la vanga. Ermanno Olmi dedica al tempo normale queste immagini. Nel suo ultimo film, Torneranno i parti, girato dove ha voluto trascorrere gli ultimi anni della sua vita, si vede un albero, si vede quest’albero nelle diverse stagioni. Perde le foglie, si riveste. Fiorisce a primavera. Nel vortice della guerra di trincea, quell’albero è lì, a ricordarci che oltre all’odio, al fanatismo, all’insensatezza della politica degli uomini, c’è la natura. Madre natura, che non cambia e che veglia. Torneranno i parti, sì, torneranno. Ci sono persone che nella loro arte hanno mostrato al mondo di aver compreso. Olmi è vissuto adesso, in questi nostri anni dove la terra è intossicata, dove certi semi non sono nemmeno più riproducibili. A strappare al contadino quella certezza di potersi perpetuare, procurando, come da diciottomila anni, il cibo ai suoi figli. Io non l’ho conosciuto e me ne duole. Tante persone lo hanno conosciuto. In particolare, tra i miei amici salvatori di semi, Tiziano Fantinel. Voglio ricordarlo per raccontare. Il 2 giugno del 2014, Tiziano era ad Asiago, ospite con esponenti di Slow Food al Festival delle erbe di montagna. Ebbene, in quella occasione, Ermanno Olmi criticò aspramente quella baracconata chiamata «Expo-Energie per la vita. Nutrire il pianeta». Ero impegnato nel movimento No Expo, ho cercato invano di rintracciare Olmi, era importante per noi rappresentanti di un mondo contadino che non c’entra nulla con le multinazionali presenti all’Expo 2015, Monsanto, DuPont, Coca Cola… Ermanno Olmi adesso non c’è più ma nel suo mondo le parole di un uomo come lui contano: quel giorno si pentì di aver fatto da ambassador ad Expo. Le persone che c’erano possono testimoniarlo. Guardo il mio salice, qui, nel mio podere. Penso a quel bambino nel film, a quegli zoccoli. Aver punito quella famiglia per quel taglio, necessario, quando un salice, lo so bene - lo abbiamo abbattuto questo inverno - cresce velocemente, davvero, non ci vuole nulla, i salici crescono a vista d’occhio, è stata una crudeltà inutile. Per ricordare il maestro, vogliamo ricordare i suoi film che hanno cantato nella sua durezza il mondo contadino, vogliamo ricordare le sue parole. E vi invitiamo a farlo piantando un salice, mille salici, necessari e leggeri.